Descrizione
Oggi, diciamo la verità, comunicare in dialetto è visto con qualche sospetto, sovente viene scorrettamente letto in negativo, come un segno d’ignoranza, chiusura mentale, mancanza di cultura; eppure
dovrebbe essere esattamente il contrario. Perché il dialetto non è solo una lingua, è un retaggio delle tradizioni, delle origini, del patrimonio storico e culturale di un territorio, di un popolo, dei nostri padri.
Il linguaggio utilizzato nella Divina Commedia da Dante Alighieri, padre della lingua italiana, ha alla base il dialetto fiorentino e voci dialettali locali provenienti da altri luoghi della Toscana e da altre regioni d’Italia. E se proprio da lui è partito quel processo di “italianizzazione”, di “de-localizzazione” che ha poi portato a una lingua nazionale, questo dovrebbe bastare a far capire la rilevanza degli idiomi dialettali.
In particolare, la Calabria è sicuramente tra le regioni d’Italia più ricche dal punto di vista linguistico, prova di quanto sia stata ricca la storia della regione, per tanti secoli un ponte tra Occidente e Oriente. La peculiarità della Calabria consiste proprio nella presenza di diversi dialetti, idiomi ricchi di influenze
linguistiche, dovute alle colonizzazioni, alle dominazioni e alle incursioni di differenti popoli.
E l’asprezza, la durezza, a volte, l’apparente aggressività dell’idioma pronunciato, testimoniano la complicata storia di una terra perennemente messa alla prova da conflitti, calamità, prevaricazioni e pregiudizi, eternamente in bilico tra progresso e regresso, legalità e illegalità, essere e non essere una regione capace di fare emergere le molteplici risorse e potenzialità endogene presenti.
Se comunicare in dialetto è tutto ciò, scriverlo correttamente in versi è un esercizio tanto affascinante e intrigante quanto impegnativo, che richiede la ricerca continua e la consultazione puntuale di specifici materiali bibliografici e fonti. L’occasione mi è propizia per recensire, tra i materiali sfogliati, due opere che ritengo essenziali per chiunque voglia addentrarsi nei meandri della nostra lingua madre. La prima è Le
radici al sole, di Tonino De Paoli1. Una ricerca filologica attenta e organica sull’idioma apriglianese dal Seicento (il secolo di Pantu e dei Gapulieri) ai giorni nostri. Uno strumento fondamentale, unico per chiunque voglia approfondire lo studio e comprendere l’evoluzione del nostro dialetto. Un riferimento
fedele, puntuale e affidabile, corredato da una ricca grammatica diacronica e da tantissimi esempi e modi di dire.
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